Complessivamente il patrimonio librario consta di 44 manoscritti, 8 incunaboli, 215 cinquecentine, circa 20.000 volumi a stampa, circa 16.000 opuscoli, 750 testate di riviste, delle quali oltre 200 in reciprocità con istituti culturali e circa 1200 fogli volanti (grida, bolle, motu propri ecc.). Dal punto di vista contenutistico la Biblioteca ha carattere storico, giuridico, artistico e religioso; in particolare si conservano testi di letteratura, storia dell’arte, diritto e legislazione, agiografie e liturgia ambrosiana, studi di genealogia e di epigrafia, opere biografiche e cronache milanesi e lombarde la cui comune matrice di storia locale risulta fortemente intrecciata con la missione stessa della Società.
Tra i manoscritti si segnalano i Capitoli sul dazio per la vendita del pane e del frumento bianco nella città e sobborghi di Milano, una trascrizione su supporto membranaceo di un codice della fine del Trecento come si ricava dall’explicit del 1394. In bella calligrafia corsiva e decorato dalla prima iniziale miniata in rosso, blu e oro, questo codice elenca 63 capitoli normativi volti a tutelare i debitori e i creditori dei dazi sul commercio del pane e del frumento bianco a Milano.
Va evidenziato poi il De origine civitatis Mediolani del cronista Giovanni Andrea da Prato che racconta la storia milanese tra la fine del Quattrocento e le prime decadi del Cinquecento: tratta della sconfitta di Ludovico il Moro e dell’ingresso di Luigi XII, deplora gli anni del ducato di Massimiliano Sforza e descrive feste, spettacoli, entrate solenni e funerali (emblematico al riguardo fu quello del duca Gastone di Foix officiato in Duomo nel 1512).
Tra gli incunaboli eccellono: il De officiis di Sant’Ambrogio, che comprende la vita del santo scritta da Paolino da Nola e pubblicato da Filippo Cavagni Lavagna nel 1488, a cui va il merito di aver per primo introdotto la stampa a Milano; gli Statuta Mediolani riformati da Ludovico il Moro stampato nel 1498 da Ambrogio Caponago per l’editore Alessandro Minuziano; e le Epistolae in latino di Francesco Filelfo, noto grecista al servizio della corte viscontea e sforzesca, unica copia conservata in Italia dell’edizione stampata a Basilea nel 1500.
Tra le cinquecentine merita di essere ricordato il nucleo delle edizioni milanesi, che testimonia ampiamente lo sviluppo dell’arte della stampa nell’arco di oltre un secolo. Basta citare al riguardo l’accuratezza della produzione di Nicolò da Gorgonzola, editore-librario in piazza dei Mercanti (al segno della stella), firmatario, insieme ad Agostino da Vimercate, dell’opera Rudimenta grammatices di Nicolò Perotti o ancora la ricca produzione dei Da Ponte che spazia da testi di argomento giuridico a opere di argomento religioso, come gli scritti pastorali di Carlo Borromeo – la Lettera sopra l’anno santo del 1574 e l’Istruttioni per il giubileo del 1576 ne costituiscono solo un esempio – illustrati dallo stemma cardinalizio o dalla marca raffigurante Sant’Ambrogio tra i Santi Protasio e Gervasio.
Non va dimenticata infine la rarità degli almanacchi milanesi del Settecento (84 esemplari), dei libretti musicali editi a Milano dal 1676 al 1815 (44 esemplari) e del fondo del Cinquecento costituito da bandi, gride, bolle, brevi e motu-propri emanati per la regolamentazione giuridica e amministrativa dello Stato Pontificio e del ducato di Milano (207 esemplari).
Letture consigliate
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