Newsletter 15 – Dicembre 2019

Newsletter 15 • Dicembre 2019

Leonardo da Vinci (attribuito a), Salvator Mundi, 1490-1519 circa. Collezione privata

IL SALVATOR MUNDI RACCONTATO DA MARANI

Una conferenza di grande successo voluta dalla Società Storica Lombarda

Nella ricorrenza dei 500 anni dalla morte di Leonardo, la Società Storica Lombarda ha partecipato al palinsesto del Comune di Milano, organizzando il 3 ottobre 2019 la conferenza di Pietro Marani, professore di Storia dell’arte moderna al Politecnico di Milano, dal titolo Il Salvator Mundi. Storia, attribuzione, polemiche: quando il marketing incontra l’arte. Marani, considerato oggi fra i più grandi esperti di Leonardo, ha ricostruito la storia intrigante di una fra le opere più discusse attribuite al grande maestro, il Salvator Mundi, un olio su tavola di noce di 65,7 per 45,7 centimetri, raffigurante Cristo benedicente a mezzo busto con in mano un globo trasparente. La tavola ha calamitato l’attenzione del mondo dell’arte non solo perché è stata battuta all’asta nel 2017 per la cifra record di 450 milioni di dollari, ma anche perché la sua attribuzione vede schierati su fronti opposti studiosi di fama mondiale.
Marani ha affrontato il problema della paternità dell’opera sia da un punto di vista storico, indicando i precedenti iconografici del tema e ricostruendo la cronologia e la committenza, sia da un punto di vista della qualità e dello stile della tavola, soffermandosi sulle analogie del dipinto con altre opere del grande maestro. Per lo studioso non vi è dubbio che il Salvator Mundi sia opera della bottega di Leonardo a cui fu commissionata molto probabilmente da Luigi XII, re di Francia, alla fine del XV secolo. Sebbene lo stato di conservazione e la superficie pittorica della tavola non consentano una lettura perfetta del dipinto, alcuni particolari di grande fattura come la ciocca di capelli sul volto del Cristo, la mano benedicente e l’azzurro pallido del drappo, riconducono secondo Marani, senza alcun dubbio, l’opera alla bottega di Leonardo. Marani ha concluso il suo intervento ricordando che oggi, grazie alle nuove tecniche di indagine, gli storici dell’arte sono propensi ad attribuire pochissime opere alla sola mano di Leonardo, mentre la maggior parte risultano il frutto di un lavoro collettivo della bottega.

ARTE E SIMBOLO NEL RINASCIMENTO

Un incontro interdisciplinare fra arte, scienza e filosofia

Piero della Francesca, Madonna col Bambino e santi, angeli e Federico da Montefeltro (Pala di San Bernardino), 1472-1474. Milano, Pinacoteca di Brera

Il 20 novembre 2019, presso la Sala Maria Teresa della Biblioteca Nazionale Braidense, Francesco Valagussa, Massimo Donà ed Emanuela Daffra, coordinati da Chiara Boldorini, hanno affrontato il tema Pensare per immagini. Arte e simbolo nel Rinascimento. È stata questa l’occasione per riflettere sul rapporto fra arte, scienza e filosofia in un momento tanto peculiare della storia del pensiero occidentale.
Valagussa, professore associato di Estetica all’Università Vita-Salute San Raffaele, ha illustrato il pensiero di alcuni grandi filosofi del passato quali Aristotele, Vico ed Hegel sul rapporto intrinseco fra parola, concetto e immagine. Massimo Donà, professore ordinario di Filosofia Teoretica all’Università Vita-Salute San Raffaele, ha analizzato una delle opere più celebri del Rinascimento, la grandiosa pala dell’Assunzione di Tiziano, oggi sull’altare della Basilica dei Frari a Venezia.

Donà ha messo in rilievo come l’opera di Tiziano, sebbene frutto della sintesi delle molte e importanti teorizzazioni pittoriche elaborate nel Rinascimento, emani in vero, grazie all’uso della luce e al rapporto di interconnessione fra le figure presenti nell’opera, una nuova e diversa concezione del rapporto fra l’umano e il divino. Donà ha sottolineato che se l’arte rinascimentale era un’espressione di serenità e bellezza liberatoria, in Tiziano si inizia a percepire una tensione creativa in cui prevale un senso di dolore per la finitezza dell’umana natura, per l’abissale lontananza dell’umano dal divino.
La conferenza si è conclusa con l’interessante intervento di Emanuela Daffra, direttore del polo museale della Lombardia, dal titolo Rinascimenti inventati. Attraverso alcune vicende esemplari, Daffra ha sottolineato come le scelte di esposizione delle opere nei musei, frutto delle conoscenze storico-artistiche dei curatori e dei restauratori, abbiano in passato in alcuni casi falsato il messaggio originario dell’opera. Daffra ha riportato l’esempio della Pala San Domenico di Carlo Crivelli che, giunta a Brera nel 1811 smontata, fu ricomposta in modo scorretto sulla base delle poche conoscenze che di lui avevano allora i curatori. Esemplare anche il caso della Pala Montefeltro di Piero della Francesca, giunta anch’essa a Brera nel 1811, inizialmente attribuita a Fra Carnevale, a cui non fu dato il giusto rilievo per decenni fino a divenire in tempi più recenti il simbolo della Pinacoteca milanese.

VERSO L'ASSEMBLEA DI FINE ANNO

Il 12 dicembre 2019, presso la Sala Maria Teresa della Biblioteca Nazionale Braidense, si riunirà l’Assemblea dei soci della Società Storica Lombarda. Sarà questa l’occasione per ripercorrere insieme le molte attività culturali intraprese nel 2019 per rendere la nostra Società Storica sempre più viva e attiva nella fruizione del suo patrimonio librario e archivistico.
All’Assemblea ordinaria farà seguito l’Assemblea straordinaria nella quale verranno sottoposte all’approvazione dei soci alcune modifiche al nostro statuto, in particolare: I. La creazione di una nuova categoria di soci, i Soci Aggregati, a cui potranno aderire gli insegnanti di scuola primaria e secondaria di ruolo, nonché gli studenti universitari e i dottorandi di ricerca a fronte di una quota sociale ridotta; II. L’inserimento nel Consiglio di Presidenza del Direttore in carica della Biblioteca Nazionale Braidense nonché di un rappresentate della categoria dei Soci Aggregati.
Ci auguriamo che i soci partecipino numerosi a questo importante momento sociale.

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