La conferenza che si è tenuta il 26 gennaio
2022 in Sala Maria Teresa è stata
un omaggio a Brera e alla sua storia più
recente. Sono intervenuti James Bradburne,
Direttore generale della Pinacoteca e
della Biblioteca Braidense e Marco Carminati,
storico dell’arte responsabile delle
pagine dedicate all’arte dell’inserto domenicale
de “Il sole 24 ore”.
Bradburne ha sottolineato come il suo operato
in questi otto anni è stato influenzato
fortemente dai valori di civiltà e umanità
dei suoi predecessori. Giunto a Milano nel
2015, accolto inizialmente con sospetto
per il fatto di essere straniero, Bradburne
ha voluto capire in un primo tempo come
mettersi al servizio di una istituzione culturale
tanto ricca di storia e tanto amata
dai milanesi. Ogni museo, ha spiegato
Bradburne, ha un’anima, una essenza
che in parte gli deriva dalla sua storia. In
questa sua ricerca Bradburne si imbatte
casualmente in uno scritto di Franco Russoli,
direttore di Brera dal 1957 al 1973.
Bradburne ne rimane così folgorato da
affermare che “le sue parole divennero
le mie parole, il suo pensiero, il mio. Non
avevo più bisogno di cercare”. Negli scritti
di Russoli, Bradburne trova le linee guida
a cui ricollegarsi nel suo operare per
il museo e per la città. Russoli intendeva
il museo non solo come luogo di conservazione
dei grandi capolavori del passato,
ma come un luogo vivo capace di parlare
a tutti, ricco di iniziative educative, in
grado di crescere e mutare seguendo gli
sviluppi dell’arte contemporanea. Come
ha spiegato Bradburne parte delle idee
di Russoli derivavano dalla sua mentore
Fernanda Wittgens, instancabile direttrice
di Brera dal 1940 al 1957. Inspiegabilmente
ancora poco nota nel 2015, Bradburne
si è adoperato per far conoscere attraverso
studi e pubblicazioni la storia e l’operato
di questa donna vulcanica e geniale.
Fu lei con pochi fidati assistenti a mettere
in salvo i capolavori di Brera durante
il secondo conflitto mondiale in una villa
in Toscana. Fu lei a battersi perché si potessero
ricostruire le sale danneggiate o
distrutte dai bombardamenti che avevano
devastato Milano. Nel 1950 Brera riapre e la Wittgens ne fa un museo vivo aperto
ad iniziative didattiche, capace di parlare
a tutti e di rinnovarsi costantemente nella
contemporaneità.
Bradburne ha concluso
il suo intervento ricordando che il passato
contamina il nostro presente e che per
questo è necessario mantenerne viva la
memoria. La Pinacoteca di Brera oggi è
in gran parte la conseguenza del lavoro
della Wittgens del suo mentore Modigliani
e di Russoli.
Marco Carminati ha ricordato un’altra figura
chiave nella storia recente di Brera, da lui
personalmente conosciuta, quella di Gian
Alberto dell’Acqua di cui a breve verranno
pubblicate le memorie. Laureato in storia
dell’arte a Pisa, Dell’Acqua entrò giovanissimo
alla sovrintendenza di Milano. Egli
fu tra gli artefici insieme alla Wittgens del
rocambolesco salvataggio dei capolavori
di Brera durante il secondo conflitto mondiale.
Con l’entrata in guerra dell’Italia nel
1940, il patrimonio di Brera fu portato al sicuro
in Toscana presso villa Marelli. Il luogo
fu scelto perché lontano dalle frontiere
nazionali e quindi per questo considerato
più sicuro. Ma nel 1943 le cose cambiarono:
con l’avanzare delle forze alleate dalla
Sicilia, le opere dovevano essere riportate
oltre il Po, a nord. Dell’Acqua aveva raccontato
a Carminati dei pericoli corsi sia
dai dipinti che da lui stesso. Egli aveva
infatti dovuto aderire alla Repubblica di
Salò in quanto funzionario dello stato ma
la sua unica missione era quella di salvare
il patrimonio di Brera dai tedeschi facendo
accordi segreti con i partigiani e con gli alleati.
Le opere vennero caricate su grossi
camion costretti a procedere di notte a fari
spenti per evitare di essere intercettati dall’
aviazione. In gran segretezza i dipinti trovarono
riparo parte all’Isola Bella dai principi
Borromeo e parte proprio nella villa di
Dell’Acqua, a Lesa. Per fortuna non furono
trovate dai nazisti che nella loro ritirata
verso il Brennero portavano opere e dipinti
di grande valore.
Grazie a queste eccezionali figure di uomini
e funzionari, così sentitamente ricordati
da Bradburne e Carminati, il patrimonio
è stato salvato e ha potuto ritrovare
nuovamente la sua collocazione a Brera.