Piero della Francesca, Madonna col Bambino e santi, angeli e Federico da Montefeltro
(Pala di San Bernardino), 1472-1474. Milano, Pinacoteca di Brera
Il 20 novembre 2019, presso la Sala Maria
Teresa della Biblioteca Nazionale Braidense,
Francesco Valagussa, Massimo Donà ed
Emanuela Daffra, coordinati da Chiara Boldorini,
hanno affrontato il tema
Pensare per
immagini. Arte e simbolo nel Rinascimento.
È stata questa l'occasione per riflettere sul
rapporto fra arte, scienza e filosofia in un momento
tanto peculiare della storia del pensiero
occidentale.
Valagussa, professore associato di Estetica
all'Università Vita-Salute San Raffaele, ha illustrato
il pensiero di alcuni grandi filosofi
del
passato quali Aristotele, Vico ed Hegel sul
rapporto intrinseco fra parola, concetto e immagine.
Massimo Donà, professore ordinario di Filosofia Teoretica all'Università Vita-Salute
San Raffaele, ha analizzato una delle opere
più celebri del Rinascimento, la grandiosa
pala dell'Assunzione di Tiziano, oggi sull'altare
della Basilica dei Frari a Venezia. Donà
ha messo in rilievo come l'opera di Tiziano,
sebbene frutto della sintesi delle molte e importanti
teorizzazioni pittoriche elaborate nel
Rinascimento, emani in vero, grazie all'uso
della luce e al rapporto di interconnessione
fra le figure presenti nell'opera, una nuova e
diversa concezione del rapporto fra l'umano
e il divino. Donà ha sottolineato che se l'arte
rinascimentale era un'espressione di serenità
e bellezza liberatoria, in Tiziano si inizia a
percepire una tensione creativa in cui prevale
un senso di dolore per la finitezza dell'umana
natura, per l'abissale lontananza dell'umano
dal divino.
La conferenza si è conclusa con l'interessante
intervento di Emanuela Daffra, direttore del
polo museale della Lombardia, dal titolo Rinascimenti
inventati. Attraverso alcune vicende
esemplari, Daffra ha sottolineato come le scelte
di esposizione delle opere nei musei, frutto
delle conoscenze storico-artistiche dei curatori
e dei restauratori, abbiano in passato in alcuni
casi falsato il messaggio originario dell'opera.
Daffra ha riportato l'esempio della Pala San
Domenico di Carlo Crivelli che, giunta a Brera
nel 1811 smontata, fu ricomposta in modo
scorretto sulla base delle poche conoscenze
che di lui avevano allora i curatori. Esemplare
anche il caso della Pala Montefeltro di Piero
della Francesca, giunta anch'essa a Brera nel
1811, inizialmente attribuita a Fra Carnevale,
a cui non fu dato il giusto rilievo per decenni
fino a divenire in tempi più recenti il simbolo
della Pinacoteca milanese.